Fin dall’inizio l’idea del nuovo per il nuovo e la voglia di stupire rompendo gli schemi hanno guidato le nostre scelte. Si dava grande spazio alla gestualità, alla teatralità, all’improvvisazione libera e in genere a tutto ciò che gli altri musicisti di estrazione classica non facevano. Dedicammo addirittura un festival ad un minimalista estremo, quel Tom Johnson che aveva già coniato con i suoi articoli nelle pagine del Village Voice di New York il termine minimalismo applicato alla musica.
Di Johnson mettemmo in scena nel 1984, con le scenografe di Maurizio Berti, la sua esilarante opera lirica The Four Note Opera, un’ora e mezza di musica rigorosamente composta su quattro note (La, Si, Re, Mi), e poi presentammo praticamente la sua opera omnia. Eravamo a Padova, non a Londra o a Milano, eppure il festival fu un grande successo, e il pubblico davvero numeroso si rese conto che c’era della musica contemporanea divertente. Ecco un’altra parola chiave della nostra esperienza: divertimento. Ci si divertiva davvero a fare cercando e sperimentando il nuovo in musica.
Soprattutto in questi primi anni, coabitava un po’ in tutti noi, insieme alla voglia di divertirsi, la frenesia della sperimentazione. Si provava a mettere in piedi vere e proprie imprese musicali, con tante idee e pochi mezzi, spesso sfidando il pubblico che interveniva ai nostri concerti. Sperimentavamo nuovi modi di proporre l’esperienza musicale, uscendo fuori dai canoni del concerto classico, mischiando le carte delle varie esperienze e competenze artistiche che ognuno di noi portava nel gruppo. L’improvvisazione, l’immagine, la recitazione, il movimento, l’elettronica, l’interazione con il pubblico furono le caratteristiche delle nostre performance di questo primo periodo. Esperienze che sedimentandosi e maturando resero poi possibile la nascita di molte nostre produzioni di uno o due decenni successivi.
Parallelamente alla ricerca sui nuovi modi di proporre l’esperienza e la fruizione musicale, si portò avanti la ricerca sui nuovi suoni. L’elettronica in generale, e la computer music in particolare, hanno costituito da sempre un capitolo importante della nostra esperienza.
Proprio nel 1984, lo stesso anno del Tom Johnson Festival, demmo vita ad un festival di musica e nuove tecnologie. All’inizio si chiamò Computer Music Festival. Successivamente cambiammo la denominazione in Computer Art Festival, perché accanto alla computer music cominciarono a prendere sempre più spazio le rassegne di computer video, computer poetry e computer dance. E l’esperienza del Computer Art Festival sarebbe stata un lungo filo conduttore di tutta la storia organizzativa di Interensemble.
B. Beggio. Da Interensemble 3.0 - Il punto sui trent'anni