Dal 1985 al 2013 l’Interensemble ha presentato a Padova 97 serate di musica prodotta con nuove tecnologie. Si cominciò timidamente nel 1985 sotto la spinta del compositore americano James Dashow, che lavorava allora al CSC-Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova, con due serate che furono presentate come Computer Music Week End. L’idea che propose Dashow era di creare una specie di vetrina concertistica annuale che presentasse i risultati artistici della ricerca dell’informatica musicale. C’è da dire che allora l’uso del computer (lo si chiamava ancora calcolatore elettronico) per fare musica era quasi esclusivo monopolio dei centri di ricerca, per lo più presso le università: il CSC a Padova, MIT a Boston, il CCRMA di Stanford e l’IRCAM di Parigi tra i più noti. Per ottenere pochi minuti di musica sintetizzata con il calcolatore era necessario utilizzare macchine molto potenti, allora nella disposizione dei centri di calcolo universitari. Già però nel 1986 fu assunta la denominazione di Computer Art Festival, perché ci si rendeva conto che pian piano il computer veniva utilizzato per la produzione di arti affini alla musica, come la video art, la poesia, la danza.
I luoghi in cui si svolsero le prime edizioni furono l’allora nuovissima Sala Polivalente di Via Diego Valeri a Padova, inaugurata proprio col Computer Art festival, e l’Auditorium Pollini: spazi che si attrezzavano appositamente e provvisoriamente per la diffusione di musica elettroacustica e le proiezioni video. Negli anni dal 1986 al 1991 il festival alternò la presentazione di opere di compositori che lavoravano nei pochi grandi centri di ricerca, a quelle di artisti locali, alcuni dei quali operavano come ospiti al CSC. A partire dal 1991 si instaurò la collaborazione con il Concorso Internazionale Luigi Russolo di Varese, di cui vennero presentate le opere premiate, e con il cui supporto fu organizzata una mostra di partiture elettroacustiche e di macchine futuriste per la produzione del suono, chiamate da Russolo intonarumori. Negli anni seguenti il festival presentò una selezione delle opere che venivano premiate da quell’importante concorso, fno al 2009. Dal 1986 il Computer Art Festival ebbe una sua organica sezione di computer video, ma solo dal 1999 fu instaurata una collaborazione stabile con il Festival Ars Electronica di Linz. Da quell’anno in poi a Padova furono presentate tutte le nuove opere video e di cyber art a cui il concorso di Linz attribuiva i premi un mese prima. Questa collaborazione con Ars Electronica diventò un flo conduttore molto apprezzato della manifestazione padovana fno al 2013.
Anno dopo anno furono invitati al festival diversi esponenti di istituti di ricerca di vari paesi, facenti capo spesso a Università come la Brandeis e il MIT di Boston, oppure lo EMS di Stoccolma, il GMVL di Lione, il GMEM di Marsiglia. Furono però date anche delle opportunità a giovani compositori e ricercatori delle arti elettroniche, spesso ancora studenti, utilizzando quegli spazi che venivano chiamati “University windows”. Un’altra caratteristica costante del festival è stata la multidisciplinarietà, perché più volte si dette spazio a spettacoli di poesia, di danza, arti visive e video. Si dedicarono delle serate addirittura alla musica per discoteca e alla robotica, presentando nel 2000 il campionato mondiale di Robocop, con dimostrazione di un match di football per robot autonomi. E una piccola robottina fu pure protagonista dello spettacolo Aline alone presentato sempre nel festival del 2000. Intanto fn dalla metà degli anni ’90 veniva dato spazio alle nuove creazioni musicali con live electronics, vale a dire l’elaborazione in tempo reale dei suoni prodotti dagli strumenti tradizionali. In questo senso furono moltissime le musiche presentate in prima esecuzione assoluta e molti i momenti di riflessione riservati dal festival a queste nuove tecniche d’esecuzione. Furono invitati tra gli altri Alvise Vidolin, fondatore del CSC, il trombettista e compositore Jonathan Impett con la sua metatromba, Robert Rowe direttore del Music Technology Program alla New York University, e poi ancora Derek Hurst e Neil Leonard del Berklee College di Boston, Fabrizio Casti in rappresentanza di Spaziomusica di Cagliari, Alessandro Olla direttore di Signal Festival.
Ora la ricerca musicale elettronica ha lasciato i grandi centri per espandersi enormemente e seguire l’andamento pulviscolare della produzione dei mezzi tecnologici. La ricerca è diventata sempre più individuale, tanto che al giorno d’oggi quasi la totalità dei musicisti, compositori e anche interpreti, usano i nuovi mezzi informatici per produrre ed eseguire le loro opere. Si può dire che parlare di computer music e computer art ora non fa nessun effetto, mentre queste parole erano cariche di pionierismo trenta o venti anni fa.
B. Beggio. Da Interensemble 3.0 - Il punto sui trent'anni